Monumenti
Formia
L’area archeologica di Caposele
Il sito archeologico di Caposele, risalente alla tarda età repubblicana (I sec. a.C.) fa parte di un complesso residenziale più ampio, che comprende i resti a ridosso del torrente Rialto e quelli inseriti nella Villa Rubino. L’area prende il nome dalla vicina villa dei principi di Caposele, passata in seguito alla famiglia Rubino.
L’area è stata identificata dalla tradizione locale con il Formianum di Cicerone, una delle proprietà del celebre oratore, nella quale fu assassinato nel 43 a.C. per aver contribuito all’uccisione di Caio Giulio Cesare.
La villa era organizzata su tre terrazze digradanti verso il mare e dotata di una peschiera, di un porticciolo privato e di un grande edificio con cortile centrale trapezoidale, circondato da 32 vani, interpretati come strutture adibite ad attività di trasformazione e deposito di prodotti del territorio (vino, olio, pesce…).
Il livello inferiore del basamento della villa presenta una serie di ambienti, tra cui spiccano i cosiddetti ninfei “maggiore” e “minore” riccamente decorati e coperti da volte a botte.
La peschiera fu quasi completamente interrata alla metà dell’Ottocento, per essere trasformata in giardino annesso alla residenza del nuovo proprietario, il re Ferdinando II di Borbone.
Nella villa, già appartenuta alla famiglia Marzano e al Principe di Caposele Carlo Ligny, il 13 febbraio 1861 Francesco II firmò l’atto di resa verso i Savoia perdendo il Regno delle Due Sicilie.